Il 9 novembre 1989 cominciarono a cadere, inesorabilmente, i primi pezzi del muro di Berlino. Sono passati appena venti anni, ma da allora è cambiata la storia, la geografia,la politica, l’ economia,il modo di pensare. E’ cambiata la storia, perché il crollo di quel simbolo della ‘Guerra fredda’ ,impensabile fino a qualche anno prima,ha fatto sì che l’ impostazione del mondo basata su un equilibrio Usa/Unione Sovietica fosse superata. Ad un confronto sostanzialmente semplice, di due blocchi contrapposti, è seguito uno scenario molto più complesso, composto da numerose realtà molto diverse tra loro e spesso culturalmente ed economicamente in conflitto. Oggi,ad esempio, ci troviamo in modo diretto a fare i conti con la Cina e con i Paesi islamici. E’ cambiata la geografia, è cambiato lo scenario internazionale e sono mutate le relative dinamiche . Mai nella Storia si sono modificati in così poco tempo i contorni ed i colori delle cartine.
Dal quel fatidico 9 novembre è cambiata la politica. C’è stato un superamento delle ideologie, per cui da un lato in Occidente e nei Paesi ex Urss il comunismo formalmente è sparito; dall’ altro lato, invece, la sinistra ha letteralmente perso la bussola, anche con riferimento a valori che avrebbero dovuto caratterizzarla in un contesto democratico. Ne abbiamo un lampante esempio in casa nostra, dove una sinistra ex comunista, completamente digiuna ed anzi storica avversaria della socialdemocrazia europea, ha dovuto reinventarsi ‘socialdemocratica’. Ma le lacune di questo travaglio, mai seriamente affrontato dagli ex Pci, oggi presentano il conto. Per non parlare della scelta folle della sinistra di barattare i principi della difesa del lavoro e della produzione, con la difesa ad oltranza di immigrazione e globalizzazione.
Con la caduta del Muro è cambiata l’economia .L’indiscriminata apertura dei mercati finanziari, non suffragata da un adeguato sistema di regole, ha portato allo sviluppo di un’economia finanziaria slegata dal lavoro e dalla produzione .
Dal 1989 è cambiato anche il modo di pensare. I modelli culturali sono saltati, uniformandosi ad un modello di tipo occidentale. Questo è stato positivo perché ha portato ad uno sviluppo della democrazia nei Paesi ex sovietici, ma molta strada deve essere compiuta dai Paesi dell’Est rispetto alle speranze di sviluppo che il crollo del Muro avevo suscitato. Non a caso gran parte dell’immigrazione che abbiamo avuto in questi ultimi anni arriva proprio da questi Paesi.
Oggi infine dobbiamo riscontrare sul nostro territorio un inedito scontro tra modelli culturali e cioè tra quello occidentale e quello islamico. A Torino città, quanto nei piccoli Comuni delle nostre valli, l’ Islam avanza. A volte in modo silenzioso, a volte in modo più arrogante. Una cosa è comunque certa: l’Islam con cui ci troviamo oggi a fare i conti qui in Piemonte mostra un’ aggressività senza precedenti, che potremmo affrontare soltanto avendo chiara l’esigenza di difendere la nostra identità. La democrazia e la libertà conquistate faticosamente attraverso secoli di guerre e rivoluzioni vanno infatti difese e consegnate integre alle generazioni future. Il crollo del Muro non dovrà essere vano.
ROBERTO COTA
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