venerdì 20 novembre 2009

Vertice FAO - "Il Giornale del Piemonte" 20 Novembre 2009

In settimana a Roma si è svolto il vertice della Fao, un’ occasione, l’ ennesima, per parlare di fame nel mondo e di Paesi poveri. La disponibilità di cibo peri popoli della Terra, oltre che un dramma per i Paesi poveri, è un problema che fatalmente raggiunge anche la nostra regione e che modifica la vita nelle nostre città. Una parte dell’immigrazione che oggi subiamo, infatti, è messa in moto proprio da carestie e miserie. Mettendo da parte buonismi e ipocrisie, occorre essere su questo tema molto chiari ed onesti: non è certo l’immigrazione la soluzione alla piaga della fame nel mondo, soprattutto in un momento come questo in cui, anche a casa nostra, la crisi falcia settimanalmente migliaia di lavoratori. Nel contempo, una continua emigrazione dai Paesi poveri non può che condannare ad un futuro ancora più nero quei Paesi e quei popoli. La storia degli ultimi decenni ci parla di problemi nelle nostre città a causa di un’immigrazione montante da un lato e di declino senza fine dei Paesi poveri dall’altro. Occorre evidentemente bloccare questo circuito vizioso. Ed il nostro Governo, nel proprio piccolo, è riuscito in occasione dell’ ultimo G8 a far stanziare 20 miliardi di dollari per far nascere aziende agricole nei paesi in via di sviluppo. Ma la riforma più radicale ed utile su queste tematiche sarebbe senza dubbio quella di smetterla con l’ ipocrisia e dire con schiettezza che cosa fa, o meglio, non fa la Fao. L’ organizzazione (Food and Agricolture Organization) è un agenzia specializzata delle Nazioni Unite, che ha lo scopo di aiutare ad accrescere i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricola,migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica globale; in realtà, la Fao è uno dei più grandi carrozzoni del pianeta. Anche le statistiche danno da pensare: muore per fame un bambino ogni 5 secondi, quando basterebbero 0,27 euro al giorno per salvarlo. In compenso la Fao ha un budget di 1,8 miliardi e più della metà delle risorse va in spese di struttura:ci lavorano 4 mila funzionari che per metà stanno a Roma a godersi stipendi da 8 mila euro esentasse al mese. Ai Paesi bisognosi vanno meno di un terzo delle risorse complessive. Ai fruitori finali, probabilmente, ancora molto meno, stante la grande corruzione che regna in alcuni Paesi. Inoltre molti Paesi dell’Africa, dopo decenni di presenza sul loro territorio delle varie agenzie Onu, invece che risollevarsi, sono oggi diventati dipendi cronici di questi organismi, senza i quali non saprebbero veramente più come campare. Immigrazione e fame nel mondo sono due drammi che probabilmente hanno una medesima ed unica cura: una vera politica di aiuti ai poveri nei Paesi d’origine, con severi e seri controlli delle risorse là impiegate. La Lega propone ad esempio un accordo generale per destinare una parte della tassazione sulle transazioni internazionali a concreti progetti di sviluppo nel Terzo Mondo. Forse con interventi di questo tipo si potrà dare una speranza di vita migliore a coloro che continuano ad essere vittime del miraggio dell’emigrazione. 

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